I Nostri Vigneti
CASAVECCHIA
Il profilo storico
Il Casavecchia è allogato nella categoria dei vitigni "minori", perché coltivato in un areale molto circoscritto.
Trova il suo habitat naturale nell’alto casertano, precisamente all’interno di un quadrilatero che comprende i comuni di Castel di Sasso, Formicola, Liberi e Pontelatone. Difatti, la sua adattabilità ad altre aree è molto scarsa.
La sua storia, avvolta in un alone di mistero, è antica e al contempo recente. Da una parte, infatti, alcuni identificano il Casavecchia con l’antico "Trebulanum" (perché l’attuale Pontelatone si chiamava "Trebula balinensis") decantato da Plinio il Vecchio che, nella Naturalis Historia, scrive: "La Campania ha di recente fatto aumentare l’autorevolezza (dei suoi vini) con prodotti dal nome nuovo, non si sa se grazie ad accurate tecniche di coltivazione o al caso: il Tribellico a quattro miglia da Napoli, il Caulino vicino Capua e il Trebulano nell’agro omonimo".
Dall’altra, invece, le ipotesi più recenti, che per giunta ne spiegherebbero anche il nome, vogliono che il Casavecchia discenda da un ceppo di età consistente rinvenuto da un certo Prisco Scirocco nel 1900 all'interno del suo podere accanto ad un vecchio rudere.
L’uva di questa pianta, sopravvissuta all’infestazione oidica che nel 1851 colpì la Campania, fu definita dalla gente del posto in gergo dialettale "l’uva e chella casa vecchia".
PALLAGRELLO NERO
Il profilo storico
E' noto fin dall'800. Infatti, tra il 1875 e il 1878, Giuseppe Froio ne segnala la presenza sia nel Principato Citeriore (l'attuale provincia di Avellino) che in Terra di Lavoro.
Egli ne fa anche la prima descrizione ampelografica segnalando i seguenti sinonimi: Coda di volpe nera, Oliorpa, Due code, Mangiaguerra, Coda di volpe rossa.
La presenza del vitigno è testimoniata, nel secolo successivo, dalla descrizione di Rasetti nel 1904, da Carlucci nel 1909 e da Violante e Bordignon nel 1960.
Tutti e quattro gli autori ritengono il "Pallagrello nero" un tipo a frutto rosso della Coda di volpe bianca.
PALLAGRELLO BIANCO
Il profilo storico
Questo vitigno è stato considerato a lungo come sinonimo di "Coda di volpe bianca", con il quale condivide la complessa vicenda ampelografica, anche se Froio aveva ipotizzato, fin dal 1876, che si trattasse di due vitigni diversi: "Presso Maddaloni o Caiazzo, o con la Coda di volpe o con la Pallagrella, è possibile ottenere vini buoni e serbevoli".
Attualmente il vitigno è presente, in modo diffuso, nella sola provincia di Caserta e prevalentemente nei Comuni di Caiazzo, Castel Campagnano, Castel di Sasso e zone limitrofe, dove dà origine a produzioni enologiche di spiccata tipicità e crescente interesse.